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Le linee di Nazca

Aggiornamento: 10 feb 2018


Le linee di Nazca

Autore Stefano Moratto in copertina opera di Luciano de Gironcoli postfazione di Francesco Tomada impaginazione Renzo Furlano collana “100” 2015 plaquette stampata in 100 esemplari ISBN 978-88-95384-36-8

Come raccogliere tutto in meno di dieci poesie, come declinare le parole in diverse lingue, come riuscire ad indignarsi, a gridare la rabbia e insieme commuoversi nella tenerezza: è tutto qui, in questa manciata di testi che percorrono l’universo di Stefano Moratto, universo che è il nostro Nordest ma anche la terra di qualsiasi persona abbia in sé una coscienza e una sensibilità viva. La poesia di Stefano è come un albero, dalle radici riceve l’appartenenza alla terra e l’attrito dello scavo nella crescita verso il basso, dalla chioma la capacità di guardare lontano, vedere le miserie del mondo e intanto continuare a cercare il sole. Francesco Tomada


Stefano Moratto è di Morsano al Tagliamento. Negli anni ’90 ha partecipato all’esperienza di “Usmis” (movimento /rivista di culture rivoluzionarie friulane e planetarie) e, dopo, ha fatto parte del collettivo poetico dei Trastolons che nel 1998 hanno pubblicato l’antologia “Tons Trastolons” e nel 2001 “Tananai”. Nel 2001 esce anche il suo romanzo “Donald dal Tiliment”, che nel 2007 diventa un radiodramma trasmesso dalla radio Rai regionale. Nel 2006, con Giorgio Cantoni, gira “Mugulis. I ultins piratis dal Tiliment”, video che vince il primo premio alla Mostre dal Cine Furlan. Nel 2010 pubblica, con la casa editrice KV la raccolta di poesie “Isulis”. Di prossima pubblicazione il romanzo in friulano “Kebar Krossé”.


Lis liniis di Nazca

Come a cirî alc

sgarfâlu fûr di tiaris magris

sgrifâsi tai bârs che l’aiar al môf…

Chistis stradis che a savarin

di Cividât a Buri

di Manzan al nie

chist a son

Tornâ a vê une gjeometrie piardude

une mape par spietâ i dius

une misure

un orloi

un agâr…

Cuatri frutats di gnot

sul asfalt sut

a pissin di bessôi


Le linee di Nazca

Come a cercare qualcosa / scavarlo fuori da terre

magre / graffiarsi nei cespugli che il vento muove… /

Queste strade che delirano / da Cividale a Buttrio / da

Manzano al nulla / questo sono / Riavere una

geometria perduta / una mappa per attendere gli dei /

una misura / un orologio / un solco… // Quattro

ragazzi di notte / sull’asfalto asciutto / pisciano da soli




Sisifo

Quando si vince è solo un morso

non c'è un deposito

non c'è un accumulo

e sembra davvero che la condanna

sia una pietra da ricominciare

a rotolare senza fine mai

Ecco

Oggi io la vorrei ferma quella pietra

la vorrei piena e in faccia a tutti

come un sole

e che ai bambini domani si insegnasse

cosa avvenne nel Rojava

cosa accadde a Kobanê



Primavere

La mia paura è che siamo noi

quei morti abbandonati nelle piazze

quei caroselli di colpi da auto scoperte e arrangiate per la guerra

Siamo noi quei volti di pidocchi festanti

che urlano alle televisioni

fieri

in divise a righe di qualche squadra

d'Europa

Quei morti che sono sempre un niente

così lontano

luoghi dove la guerra è meritata

dov'è il guadagno uguale di ogni giornata


La mia paura è che siamo noi quel cane malato e lento

che da lontano torna

a riportare il suo tormento

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