Sono folgorazioni luminose queste poesie di Maria Chiara Coco, brevi ed essenziali nella loro rastremazione quanto penetranti nell’essenza che racchiudono. Colpisce prima di tutto la cura nelle scelte lessicali, lì dove si comprende che ogni parola è stata scelta e soppesata per il proprio pieno significato, per il detto e il non-detto che è in grado di evocare. Se già questo è un segno della consapevolezza che l’autrice ha maturato verso lo strumento-poesia e il lavoro di distillazione emotiva che precede la scrittura in sé, sorprende ancora di più il fatto che, con pochi decisi tratti, Maria Chiara Coco è in grado di spalancare orizzonti immensi, lontananze nello spazio e nel tempo, accompagnare il lettore in un viaggio interiore che lascia lo spirito sospeso fra vertigine e meraviglia.
Francesco Tomada
Terre
Oltre i confini
una terra illusoria
con immensi orizzonti
senza il limite
caduco e compiuto
dell’umano sentire.
Grandi estese terre
accese dal raggio
obliquo
di un giorno
che muore.
​
Länder // Jenseits der Grenzen / ein illusorisches Land / mit weiten Horizonten / ohne die Begrenzung / vorübergehend oder abgeschlossen / durch das Menschliche fühlen. / Grosse ausgedehnte Flächen / erleuchtet
durch einen / schräg einfallenden
Lichtstrahl / eines Tages / der zu Ende geht.
Maria Chiara Coco è nata a Gorizia nel 1993. Ha iniziato a scrivere poesie già a otto anni. In seguito ha partecipato a vari concorsi, conseguendo numerosi premi e segnalazioni. Ha collaborato con la rivista “L’Ortica” di Forlì con la traduzione di due poesie della poetessa americana Gretchen Josephson e varie sue liriche sono state pubblicate in diverse antologie poetiche.
Nel 2009 ha pubblicato il libro La camera dei segreti, ed. Prometheus, Milano, con introduzione del prof. Quirino Principe, insigne musicologo, traduttore, saggista nonché docente universitario, e postfazione del prof. Francesco Solitario, docente di estetica presso l'Università di Siena e Arezzo. Una sua poesia è inserita nel volume Musica di Quirino Principe, edito da Electa Mondadori, 2010, accanto ai più illustri nomi della letteratura di tutti i tempi. Nel 2014 è uscito il suo secondo libro di poesie, intitolato La chiave nascosta ed. Prometheus, Milano. Nel 2022 ha ricevuto il primo premio ex-aequo per un saggio letterario sul tema “Pensare come Ulisse”, indetto in occasione della XIX Edizione dell’European Ardesis Festival 2022 – Il Filo di Arianna, Arte come Identità Culturale – Milano. Il saggio, intitolato Associare passato e presente per un futuro più umano, è pubblicato in “Il mondo classico e noi. Il mondo antico visto dai giovani”, introduzione di Augusta Busico, ed. Prometheus, Milano 2023.
Ha conseguito la Laurea Triennale in Lettere presso l’Università degli Studi di Udine con il massimo dei voti e la lode e, nel 2023, la Laurea Magistrale in Italianistica presso la stessa Università con il punteggio di 110 e lode.
Attualmente collabora con la rivista culturale “Iniziativa Isontina”.
“È un sorprendente ossimoro la vita / un corollario di certezze dubbiose / coraggiosi cedimenti / tetragone oscillazioni”. Con questa precisione di racconto Clara
Maggiore affida alle parole il suo fare poesia. Che si rinnova con questa raccolta, ulteriore movimento nel profondo del sentire, nella parte più sensibile dell’essere
testimone della propria vita, protagonista delle storie che ne sono l’intreccio. Così i suoi testi si pongono “sulla scala del tempo / dove tutto si fa infinito”, dove trova la forza di scrivere dell’attimo in cui la certezza si spezza o il dubbio fiorisce, dove il proprio sentimento si fa più vicino all’anima del mondo, e il proprio pensiero è accoglienza e attenzione. Perché il suo è il continuo cercare “l’altrove dove va la mia poesia”, il luogo dove potersi esprimere senza paura, senza il timore di portare in vita un qualcosa di fragile ma che è inevitabilmente necessario. Ed allora eccolo il suo sguardo che si apre sulla nostra contemporaneità, sulla nostra società sempre più dannata nel creare disastri e conflitti, abile nel non perdonare il gesto umano più sincero. Clara Maggiore racconta il suo prendersi responsabilità, “svito i bulloni della rabbia”, il coraggio spontaneo
per indicarci che “siamo un soffio anche noi/ un esile respiro / piccole nubi / notturne e solitarie...
Giovanni Fierro
E poi arriva un giorno
che devi dire basta
basta silenzio
pigra condiscendenza
comoda assuefazione
a questa realtà di morte
che ti sembra riguardi
sempre e soltanto gli altri.
E accampi mille scuse
che sei vecchio e stanco
che non hai più la forza
per opporti al sistema
che ora tocca ai giovani
che hanno occhi migliori
pieni di futuro.
Ed ecco che il TG ti racconta
l’ennesimo incidente stradale
un altro femminicidio
un’ulteriore strage terroristica
una nuova guerra
con le sue vittime sacrificali
immolate sull’altare del dio
TUTTO E SUBITO
E A QUALUNQUE COSTO.
Ma li hai prodotti tu
gli strumenti di morte
le hai inventate tu
le mille illusioni
che nutrono generazioni
ancora innocenti
e hai regalato tu ai tuoi figli
in pacchetti infiocchettati
sogni fasulli e virtuali.
Davanti alla bara bianca
dell’innocenza venduta
a chi ha comprato
il tuo silenzio-assenso
e la tua indifferenza
rimpiangerai amaramente
di non esserti ribellato.
Ma non sei più in tempo.
La trottola di sughero a altre storie
La trottola di sughero e altre storie, 2007
collana “Parole colorate”
ISBN 9788895384016
Le storie raccontano di bambini e spesso i bambini
vogliono raccontare le loro storie.
Di campioni e campionati e di quelli un po’ sbadati,
proprio come Sandro. …Sandro sono io e stavolta la racconto io… Leggere è un privilegio della fantasia,
un’esperienza preziosa per diventare grandi
L’autrice Manuela Piovesan appassionata di letteratura per l’infanzia, quando non fa l’insegnante,
scrive libri per bambini e ragazzi. Cura percorsi di lettura e scrittura creativa. Usa la penna anche per interpretare narrazioni classiche.
L’illustratrice Anna Bello Disegnare è per lei un gesto
quotidiano e naturale, è il suo modo di comunicare.
La spontaneità di Anna trasmette la bellezza del dare la vita, del vivere, dello stringere amicizia.
I suoi due bambini rappresentano la principale fonte di ispirazione.
Ballerina colorata
Ballerina colorata, 2007 – Fuad Aziz, ill. Fuad Aziz – prefazione don Pierluigi Di Piazza – collana “Parole colorate ISBN 9788895384009
Leggendo con il cuore la fiaba di Fuad Aziz, curdo iracheno, ho vissuto la relazione dura, anche drammatica, fra il sogno nel senso più pieno e coinvolgente e la sua frantumazione nella condizione dolorosa del popolo curdo e del dramma dell’Iraq; il rapporto fra la spinta e il calore dell’utopia e la sua sconferma nell’ingiustizia e nella violenza; la dialettica fra la luminosità delle ispirazioni delle fedi religiose e il loro utilizzo per fondamentalismi, integralismi e violenze: e questo da parte di tutte le religioni in occidente e in oriente.
E ancora e soprattutto ho vissuto la ripresa del sogno, dell’utopia, della ragionevole speranza, dell’orientamento profondo delle fedi religiose e del doveroso contributo del dialogo reciproco per la giustizia, la pace fra i popoli, la salvaguardia dell’ambiente vitale.
Il pastore vive nel suo mondo, fra grandi montagne, in una valle erbosa; conta ripetutamente le sue caprette; avverte la minaccia del lupo, con il suo flauto cerca di tranquillizzarsi.
Questo è il suo mondo, queste le sue relazioni; questa la sua paura.
La presenza della novità e della diversità si avvicina con un uccellino, la “ballerina colorata” che il pastore vorrebbe toccare, ma non ci riesce e così è spinto continuamente a spostarsi nel tentativo di raggiungerlo. Così si ritrova in un bosco in un mondo colorato con ruscelli limpidi, con farfalle variopinte che danzano, squarci di azzurro, raggi di sole dorati. Tale e così intensa è l’emozione che non sa dove guardare; suona il flauto e si accorge che il lupo è lì proprio di fronte a lui; lo guarda, lo ammira, lo conosce, poi gli offre del pane. E le sue caprette? Gli sembra di averle dimenticate e si precipita per constatare dove sono e se ci sono tutte: ne trova una in più, è nato un caprettino.
E’ importante quindi nella vita, nelle relazioni fra persone, gruppi, comunità, popoli, seguire l’ideale, il sogno, l’utopia, la fede nelle loro indicazioni colorate, cioè oltre le durezze, i drammi, il conformismo, il fatalismo, la rassegnazione, la pigrizia; è importante scoprire le diversità, le varietà, le ricchezze delle altre persone, delle altre culture e fedi religiose; in questa situazione la paura può essere superata e trasformarsi in ammirazione e condivisione, questa apertura e questa dinamica genera situazioni nuove; possibilità inedite e inattese diventano realtà. Una fiaba semplice, immediata, ricca; scritta da un amico curdo iracheno acquista un significato ancor più luminoso: quello della speranza ragionevole che emerge dalla sofferenza e dalla resistenza, dalla tribolazione e dalla dignità; un messaggio per noi tutti nel sogno e impegno comuni a rendere più umana la storia. Don Pierluigi Di Piazza
Fuad Aziz, è illustratore, scultore, e risiede a Firenze. Nato ad Arbil, Kurdistan Iracheno nel 1951. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Baghdad nel 1974 e l’Accademia di belle Arti di Firenze nel 1977. Autore di numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’estero, e di opere permanenti in varie città. Si occupa da alcuni anni di illustrazioni per i ragazzi.
Ha partecipato alla pubblicazione di libri per ragazzi ed a mostre di illustrazioni in varie città Italiane. Ha scritto ed illustrato in: La primavera viene all’improvviso, Ed. Fatatrac; Ogni bambino ha la sua stella, Ed. Fatatrac; Tantipopoli, Ed. Fatatrac; Fiabe Kurde, Biblioteca di Pace, Firenze; Fiabe sotto le stelle, Biblioteca di Pace, Firenze; Quel fiore, raccolta di fiabe Kurde.
Ha ottenuto: Ha ottenuto: Premio speciale Concorso “Sulle ali dei cigni – Città di Schwanenstadt “, con Ballerina colorata; Premio miglior catalogo, 8° Concorso Internazionale “Sulle ali delle farfalle”, Bordano (UD), con Il grande viaggio di Anna. Cura la “Colonna Colorata”, fiabe dei popoli, Biblioteca di Pace di Firenze. Cura la “Colonna Colorata”, fiabe dei popoli, Biblioteca di Pace di Firenze. E’ fra i fondatori dell’Associazione Biblioteca di Pace di Firenze, che si occupa della “cultura della fiaba”,
facendone oggetto di studio e di approfondimento, come importante strumento di comunicazione e di scambio culturale. Dopo aver partecipato come autore da qualche edizione è membro della giuria per il Premio per la Pace del Concorso Internazionale di Letteratura Vilegnovella dal Judri. Opera nelle scuole e ludoteche di Firenze e provincia all’interno del “progetto Interculturale”.
Don Pierluigi Di Piazza, divulgatore della cultura della pace, della non violenza e della solidarietà, fondatore e instancabile animatore del Centro di accoglienza per immigrati, profughi e rifugiati politici “Ernesto Balducci” di Zugliano (Ud).
Quel che resta del diamante
Autori Elena Magni
Disegni di Aziz Fuad
Curatore Renzo Furlano
Parole colorate 2007
Lingua del testo Italiano
ISBN 9788895384078
Quel che resta del diamante, è, nella sua lenta e inesorabile trasformazione, la semplice grafite (la quale curiosamente può trasformarsi, a temperature e pressioni sconvenientemente altissime, nuovamente in diamante!).
Stupendo pretesto quello dell’autrice Elena Magni per raccontarci, non le affinità e diversità di due minerali chimicamente uguali, non a caso come gli uomini, ma, con il suo toccante breve racconto che per la caratteristica imposta dal premio rappresenta una prova letteraria certamente non facile, storie di terre lontane, di sfruttamento del lavoro minorile, di prepotenze, di diversità non rispettate, ma anche di amicizia, di speranze, forse di sogni.
Dice Nelson Mandela: La pace non è un sogno, può diventare realtà….. Ma per costruirla bisogna essere capaci di sognare.
Il sogno/realtà del diamante, simbolo dell’opulenza e vuota ricchezza, che diventa “povera” grafite. La matita! Un dualismo che prende appieno il senso voluto per il premio per la Pace e l’accettazione delle diversità determinato da qualche edizione dagli organizzatori del premio internazionale Vileg novella dal Judri. Argomento sempre più attuale e importante; concetto spesso, troppo spesso, usato come “vetrina”, che sarebbe preferibile tradurre in rispetto degli altri nell’armonia della convivenza.
La globale e improcrastinabile ricerca della pace troppo spesso appiattisce la propria forza in grandi discorsi soffermandosi soprattutto nelle note regioni del Mondo, agli storici olocausti, dimenticando forse quelli che molti consimili vivono giornalmente, attualmente, ora, trascurando forse i nemici della pace; i diritti negati, le violenze subite, le diversità offese. Pace non è solo il contrario di guerra, ma assume anche il significato di concordia, serenità, armonia. Giustizia!
La scrittrice ci viene incontro con l’ennesimo dualismo dei due minerali; l’uno duro che taglia e divide, l’altro morbido che unisce. Che unisce? Si, perché la matita, quella regalata al protagonista Jean dalla donna che rifiuta il diamante, ha il potere di lasciare il segno dei tuoi ricordi. Ha il potere, aggiungo, di lasciare la propria testimonianza, e pertanto quello di dare la possibilità agli altri di conoscere e farsi conoscere.
Nulla è più ovvio che per convivere in armonia bisogna conoscersi; nulla è più ovvio che l’albero rigoglioso dell’ignoranza da i frutti marci del razzismo, dello sfruttamento e della prepotenza. Sui bambini, sulle donne, sui deboli e diversi, su chi non è come te per sfumature di colori, usanze o credo. Ma quanto più facile e bello sarebbe impiegare il proprio tempo a conoscersi, invece di cercare pretesti di diversità.
Ne sa qualcosa l’illustratore e amico Fuad Aziz, artista curdo iracheno, che ha interpretato, tralasciando i suoi soliti colori sfarzosi, con i suoi segni decisi e pieni di emotività il racconto della Magni. Usiamo di più la matita, tutti devono averne la possibilità, riempiamo i fogli bianchi di parole che ci aiutano a conoscere per capire, per fare sparire il buio.
Renzo Furlano
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Magni Elena è nata a Milano nell’estate del 1967 e vive a Monza. Da sempre appassionata di lingue straniere e narrativa per l’infanzia, ha seguito alcuni corsi di narrazione e scrittura creativa, partecipa al progetto Nati per Leggere come lettrice e bibliotecaria volontaria presso la sezione Primi Libri della biblioteca di Brugherio e collabora come membro di giuria al Premio internazionale di narrativa ‘Una Favola per la Pace’. Negli ultimi anni ha scritto molti racconti per bambini e ragazzi, grazie ai quali si è classificata al primo posto in diversi concorsi letterari, tra cui va segnalato il Premio ‘Gianni Cordone’ 2006. Ha partecipato alla scorsa edizione del Premio ‘Vileg novella dal Judri -Culturaglobale’, ottenendo il terzo premio ex-aequo. Nel maggio 2006, quale vincitrice del Premio ‘La Casa della Fantasia’, ha avuto la gioia di vedere pubblicato il suo primo libro, Un regalo per Gaia (Ed. Fondazione Marazza).
Fuad Aziz è nato ad Arbil, Kurdistan Iracheno nel 1951. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Baghdad nel 1974 e all’Accademia di belle Arti di Firenze nel 1977. Autore di numerose mostre personali e collettive in Italia ed all’ estero, e di opere permanenti in varie città. Si occupa da alcuni anni di illustrazioni per i ragazzi. Ha scritto ed illustrato in: La primavera viene all’improvviso, Ed. Fatatrac; Ogni bambino ha la sua stella, Ed. Fatatrac; Tantipopoli, Ed. Fatatrac; Fiabe Kurde, Biblioteca di Pace, Firenze; Fiabe sotto le stelle, Biblioteca di Pace, Firenze; Quel fiore, raccolta di fiabe Kurde. Ha ottenuto: Premio speciale Concorso “Sulle ali dei cigni – Città’ di Schwanenstadt “; Premio miglior catalogo, 8° Concorso Internazionale “Sulle ali delle farfalle”, Bordano (UD), con Il grande viaggio di Anna. Cura la “Colonna Colorata”, fiabe dei popoli, Biblioteca di Pace di Firenze. E’ fra i fondatori dell’ Associazione Biblioteca di Pace di Firenze, che si occupa della “cultura della fiaba”, facendone oggetto di studio e di approfondimento, come importante strumento di comunicazione e di scambio culturale. Dopo aver partecipato come autore da qualche edizione è membro della giuria per il Premio per la Pace del Concorso Internazionale di Letteratura Vilegnovella dal Judri. Opera nelle scuole e ludoteche di Firenze e provincia all’interno del “progetto Interculturale”.
Due pugni di terra per un sogno
Autrice Anna Baccelliere
illustrazioni di Lucia Sforza
prefazione Livio Sossi
Pubblicato da Culturaglobale Collana
Parole colorate
Data di pubblicazione 2007 – ristampa 2012 Cormòns (GO)
Lingua del testo Italiano
9788895384061
​
Il Qui è Altrove. La Shoah raccontata da Anna Baccelliere
Auschwitz. Baracca I2. Una fredda notte di dicembre. Bambini stipati nei tre piani delle cuccette a castello. Due sorelline, Alma e Hannah che non riescono a dormire. Dopo Rosa Bianca e La Storia di Erika di Roberto Innocenti, dopo Kaddishper i bambini senza figli di Tomas Jelinek, dopo La portinaia Apollonia di Lia Levi, dopo I fiori della tempesta di Claudio Cavalli, per citare solo qualche esempio, Anna Baccelliere, insegnante nelle scuole medie ed autrice di diversi libri per ragazzi, ci consegna un’altra struggente ed emozionante pagina sull’olocausto. Questo Due pugni di terra per un sogno, primo premio al Concorso letterario
internazionale di Villanovella del Judrio 2007 è un racconto poetico e intenso, scritto con rigore e leggerezza, da un’autrice che dimostra di avere “orecchie attente
e ben sturate, occhi vigili e curiosi, cuore pulsante e ritmico” per cogliere la realtà dell’infanzia, quella che ha vissuto la tragica esperienza dei campi di concentramento nazisti.
Letteratura testimonianza quella della Baccelliere, anche se prodotta da una finzione letteraria, importante perché ci aiuta a non dimenticare. Il negazionismo storico fa breccia nella nostra società attraverso l’inquietante voce di alcuni pseudo – studiosi che giungono a mettere in dubbio la stessa esistenza della Shoah. Contro la follia di queste prese di posizione c’è assoluto bisogno di una corretta informazione che può essere trasmessa anche dalla letteratura che racconta la vita e apre nuove porte alla nostra mente. I ragazzi di oggi devono conoscerela realtà della Shoah. Devono conoscere le sofferenze dei bambini che stavano nella baracca I 2 di Auschwitz, ma devono anche sapere che basta “un topo grasso e grigio che solleva il musetto baffuto verso l’alto” nell’angolo piùbuio della baracca per far ridere Hannah. I bambini sanno vivere il loro tempo, sanno trovare il sorriso in qualsiasi condizione esistenziale, quando ad esempio le due sorelline immaginano di nascondere i pantaloni e le mutande ai soldati tedeschi e “sarà divertente vederli correre nudi e a gambe levate”, e sanno collegare tra loro frammenti di storie. A Hannah il topo fa ricordare una sua compagna diclasse che veniva sgridata dal maestro perché non sapeva le tabelline. Ad Alma la risata della sorella evoca altre risate: quelle che facevano insieme “quando il papà le portava a turno a cavalcioni per il giardino”.Anna Baccelliere traccia un acuto parallelismo tra gli aguzzini tedeschi del campo di concentramento e la fiaba di Hansel e Gretel, e ci mostra l’importanza e il ruolo salvifico del narrare perché “nei momenti bui – come ricorda la poetessaVivian Lamarque – abbiamo bisogno ancora che qualcuno ci canti”: Hannah implora, supplica la sorella di raccontarle ancora una volta l’incontro con Madame. “Avevo appena finito di lucidare gli stivali del comandante e dei soldati quando la blockowa mi ha chiamato con un rapido cenno della testa”. Alma ha paura del frustino di Madame, teme una punizione. Stringe i pugni. Invece Madame sorride e le mette nella mano una manciata di lenticchie prima di spingerla bruscamente verso l’uscita. E il racconto vero di Alma si intreccia con frammenti di altri racconti, di altre storie: riaffiorano alla memoria delle bambine le parole che la nonna Elisa canticchiava mettendo la terra nei vasi di gerani “Finché c’è terra e seme, non può cader la speme… Non va sprecata, piccole mie… La terra è ricchezza”.Il sogno di sopravvivenza e di libertà è tutto racchiuso in quella manciata di lenticchie, è nella terra, in due pugni di terra che serviranno ad Alma per piantare le lenticchie in una vecchia scatola di lucido per scarpe. Aggrapparsi ad una manciata di lenticchie può consentire di continuare a sperare. E’ un sogno che si chiama terra e che permette di restare aggrappati alla vita. I bambini della baracca I 2 sanno condividere il segreto. Tutti insieme prendono “in mano il Qui, per progettare un Altrove che non si trovi altrove ma che sia qui, che sia il Qui trasformato “: le illuminanti parole di Giuseppe Pontremoli sul senso di raccontare storie aibambini, trovano nel testo della Baccelliere una precisa e puntuale conferma. “La fantasia dei bambini non si può imprigionare, né può restare a lungo impigliata
nel filo delle recinzioni – scrive l’autrice – ma riesce a volare alto lì dove nessuna crudeltà umana riesce a raggiungerla”. Il principio della realtà – come scrisse Freud – risulta momentaneamente sospeso. Il sogno si sostituisce allora al reale. E’ sufficiente crederci. Così il mondo, ancora una volta, – come scriveva Elsa Morante – potrà essere salvato dai ragazzini.
L’autrice si affida alla dimensione allegorica e utopica della letteratura giovanile di cui parla Fabrizio Bagatti. Lo fa scegliendo una parola ricca, mai banale. Lo fa con un ritmo narrativo dinamico e con immagini di forte impatto emozionale dove anche il “silenzio può urlare muto i suoi atroci segreti alle stelle”. E’ in immagini metaforiche come questa, è in queste sinestesie letterarie che Anna Baccelliere mostra la pienezza espressionistica del suo stile: una scrittura lirica capace di far sognare, pensare e sorridere anche o soprattutto di fronte alle più drammatiche esperienze esistenziali. “La narrazione – come scrive Emy Beseghi – costituisce una fonte straordinaria per prestare ai bambini parole che giacciono come un richiamo sommerso, per raggiungere, risvegliare, sollecitare parti profonde di
sé, per entrare nel mondo dei sentimenti e delle emozioni. O per aprire squarci di conoscenza inimmaginabili fino a un momento prima “. Il racconto della Baccelliere si muove esattamente su queste coordinate. L’autrice si interroga sul senso
dell’esistenza e della vita dell’uomo, ci parla della solidarietà e della paura, della gioia e della sofferenza. Ci parla dell’importanza delle fiabe perché “con le fiabe si cresce” . Ma soprattutto sa dare voce all’infanzia e ne racconta la vita.
Le stupende illustrazioni della romana Lucia Sforza illuminano il racconto della Baccelliere, costituendo una sorta di racconto parallelo che rende reale l’immaginazione e offre nuove coordinate ermeneutiche per dire l’indicibile.
Livio Sossi
Docente di Storia e Letteratura per l’infanzia
Università degli Studi di Udine e Università del Litorale di Capodistria (Slovenia)
Anna Baccelliere
Insegnante delle medie, è autrice di libri per bambini e ragazzi. Cura apparati didattici di testi scolastici e conduce laboratori e incontri di promozione
della lettura presso scuole, biblioteche e librerie. E’vincitrice di numerosi Premi nazionali ed internazionali. I suoi libri: Il Principe delle Murge (La Medusa editrice), Sognando gnomi, (Ghisetti e Corvi) Freak (Ghisetti e Corvi), Accidenti alle regole (Lupo editore), Fabrizio e la rivolta dei giocattoli (La Medusa editrice), L’alfabeto del mondo (La Medusa editrice), Dov’è finito Nonno Peppino? (Ardea Editrice),
Nonno Carlo io e la paura (Lavieri editore).
http://www.annabaccelliere.it
Lucia Sforza
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma – corso di pittura – ha approfondito
la conoscenza delle tecniche d’incisione con varie borse di studio:
“Progetto Erasmus”, Spagna; Ministero degli Affari Esteri, Lussemburgo e Bulgaria; corso triennale di specializzazione, Roma. Dal 2000 ha partecipato a vari stage d’illustrazione spesso legati a tecniche calcografiche: Centro d’Arte e Cultura “Exema”, Cagliari; Dedalo Arte, Urbino;
CTGRomainsieme museo delle arti e tradizioni popolari, Roma; Fondazione “Stephan Zavrel”, Sarmede. Tra i premi ricevuti: premio speciale
sperimentazione iconica e ricerca espressiva, 5° concorso di illustrazione per l’infanzia “Stephan Zavrel” ass. Culturale IRFEA, Cassano
Ionico; premio speciale sperimentazione iconica, 6° concorso d’illustrazione “Sulle ali delle farfalle”, Bordano (UD):
Ha pubblicato per la Simons Edizioni – collana Zefiro – “Salim El Katami e altre fiabe berbere”. Ha collaborato con laboratorio d’illustrazione con la
Monotipia: Fiera del libro per ragazzi, Città del Messico.
Immagina la Pace
Raccolta di pensieri e disegni di bambini delle scuole d’infanzia e delle scuole primarie di Cormons sul tema della pace
Curatore Renzo Furlano
Collana Paole colorate 11/2007
edizione Illustrata
Lingua del testo Italiano/sloveno
ISBN 9788895384092
Menut di Migjee
Autori Giuliana Pellegrini
Illustrazioni di Katia Zaghi
Curatore Renzo Furlano
traduzioni B. Planyavsky, Aldo Rupel, Danilo Vazzio, Giuliana Pellegrini
Collana Parole colorate 05/2008
edizione Integrale, Illustrata
Lingua del testo Friulano, Francese, Italiano, Sloveno, Tedesco
ISBN 9788895384108
Giuliana Pellegrini vive a Gemona. Nel 2005 pubblica “La none e conte”, raccolta di trentaquattro favole in lingua friulana. Nel 2007 il secondo libro”Contis dal prât incjantât”, scritto in friulano e tradotto in italiano, che parla delle avventure degli abitanti del prato, insetti, piccoli animali. Partecipa al Concorso “Piccole storie di terra” e un suo racconto è pubblicato sull’antologia del premio, edito da Cultura Globale. La poesia “Gnot” ha vinto il concorso “Don Luigi Riva” di Bregano(VA). Ha e mantiene contatti con diversi Fogolârs Furlans in Italia e all’estero, con alcuni (Lione, Torino, Città del Capo, Melbourne, Mississauga Ontario, Parigi, Milano) è nata una vera amicizia. I suoi libri sono stati presentati a Milano, Ferrara, Brisighella, e in regione. Ha tenuto conferenze e letture nelle scuole primarie e in librerie.
Legge molto, ama la musica, la poesia, la pittura e la marilenghe. Crede nella parola come forma di espressione e crescita. Katia Zaghi nasce a Ferrara il 19 Novembre del 1973, studia fra il 1987 e il 1992 all’Istituto Statale d’Arte di Castelmassa (RO) dove consegue rispettivamente:nel 1990 il Diploma di “Maestro d’Arte applicata” per la sezione tessuto, e nel 1992 la Maturità Artistica. Fra il 1994 e il 1999 Katia è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove ottiene il Diploma di Laurea in Pittura. Il 2000 la vede avvicinarsi al mondo dell’Illustrazione per ragazzi presso la scuola privata Bolognese “La Nuova Eloisa”; da qui la partecipazione a numerosi concorsi con tema l’infanzia tra cui: “Storie e Storie”- Ragazzarte, organizzato dal comune di Angera; “Sulle ali delle Farfalle” – Pavees di Bordano; 1999 “La O di Giotto” arte sacra, organizzato da un’associazione di Strà – Venezia, e 2000 “La Fiera del libro per ragazzi” di Bologna. 2000 Salon du livre de junesse – concorso di Montreuil – Francia. Dall’estate del 2002 che Katia conosce un Pittore-Decoratore che già lavora nel campo e si avvicina al mondo del “Trompe l’Oeil” e alle decorazioni murali. Fra maggio e giugno del 2003, partecipa al “trompe l’oeil festival” di Lodi. Fra 2005 e 2006 diventa proprietaria del negozio di artigianato artistico “I Tesori dell’Artigianato” di Ferrara. Fra 2006 e 2007, la realizzazione di 18 illustrazioni per il libro scritto in Friulano e Italiano da Giuliana Pellegrini “Contis dal prât incjantât” – “Racconti dal prato incantato”.
Giuliana Pellegrini vive a Gemona. Nel 2005 pubblica “La none e conte”, raccolta di trentaquattro favole in lingua friulana. Nel 2007 il secondo libro”Contis dal prât incjantât”, scritto in friulano e tradotto in italiano, che parla delle avventure degli abitanti del prato, insetti, piccoli animali. Partecipa al Concorso “Piccole storie di terra” e un suo racconto è pubblicato sull’antologia del premio, edito da Cultura Globale. La poesia “Gnot” ha vinto il concorso “Don Luigi Riva” di Bregano(VA). Ha e mantiene contatti con diversi Fogolârs Furlans in Italia e all’estero, con alcuni (Lione, Torino, Città del Capo, Melbourne, Mississauga Ontario, Parigi, Milano) è nata una vera amicizia. I suoi libri sono stati presentati a Milano, Ferrara, Brisighella, e in regione. Ha tenuto conferenze e letture nelle scuole primarie e in librerie. Legge molto, ama la musica, la poesia, la pittura e la marilenghe. Crede nella parola come forma di espressione e crescita. Katia Zaghi nasce a Ferrara il 19 Novembre del 1973, studia fra il 1987 e il 1992 all’Istituto Statale d’Arte di Castelmassa (RO) dove consegue rispettivamente:nel 1990 il Diploma di “Maestro d’Arte applicata” per la sezione tessuto, e nel 1992 la Maturità Artistica. Fra il 1994 e il 1999 Katia è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove ottiene il Diploma di Laurea in Pittura. Il 2000 la vede avvicinarsi al mondo dell’Illustrazione per ragazzi presso la scuola privata Bolognese “La Nuova Eloisa”; da qui la partecipazione a numerosi concorsi con tema l’infanzia tra cui: “Storie e Storie”- Ragazzarte, organizzato dal comune di Angera; “Sulle ali delle Farfalle” – Pavees di Bordano; 1999 “La O di Giotto” arte sacra, organizzato da un’associazione di Strà – Venezia, e 2000 “La Fiera del libro per ragazzi” di Bologna. 2000 Salon du livre de junesse – concorso di Montreuil – Francia. Dall’estate del 2002 che Katia conosce un Pittore-Decoratore che già lavora nel campo e si avvicina al mondo del “Trompe l’Oeil” e alle decorazioni murali. Fra maggio e giugno del 2003, partecipa al “trompe l’oeil festival” di Lodi. Fra 2005 e 2006 diventa proprietaria del negozio di artigianato artistico “I Tesori dell’Artigianato” di Ferrara. Fra 2006 e 2007, la realizzazione di 18 illustrazioni per il libro scritto in Friulano e Italiano da Giuliana Pellegrini “Contis dal prât incjantât” – “Racconti dal prato incantato”.
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La nape
Autori Gianfranco Pellegrini
Illustrazioni Marisa Moretti
Curatore Giuseppe Mariuz
Pubblicato da Culturaglobale Collana L’albero delle parole
Data di pubblicazione 2007
Paese di pubblicazione Cormòns (GO), Italia
Lingua del testo Friulano/Italiano
ISBN 9788895384047
Gianfranco Pellegrini è nato a Cormons nel 1954. E’ vissuto a Manzinello e a Tricesimo; ora abita nel Roiale, a Valle di Reana. Dopo gli studi classici ha frequentato l’Università di Trieste, dove ha conseguito la laurea in filosofia con una tesi sui rapporti fra tecniche logiche e filosofia, con particolare riguardo al periodo tra Leibniz e Peirce. Appassionato di algebra a due valori, calcolo delle proposizioni e dei predicati, si è interessato al mondo dell’informatica e dei calcolatori elettronici, trovando risvolto professionale in una importante azienda che realizza sistemi informativi per la Pubblica Amministrazione. Attivo nell’ambito della lingua e della cultura friulane, insegna nei corsi organizzati dalla Società Filologica Friulana per i Comuni e per i Circoli didattici. E’ autore di racconti brevi, scritti in lingua friulana e pubblicati su antologie e riviste.
Marisa Moretti è nata a Moggio Udinese (UD) ove tuttora risiede. Oltre all’insegnamento di Arti Applicate, si dedica da anni all’illustrazione. Al suo attivo ha diverse pubblicazioni con Chiandetti Editore, Editoriale Scienza, Edizioni Messaggero Padova e recentemente con Lupo editore per il quale ha illustrato ABECEDERBARIO, storie e leggende dal bosco e dal prato. Ha partecipato a numerosi concorsi di grafica e illustrazione ottenendo significativi riconoscimenti. Negli ultimi tempi la sua attenzione è rivolta al mondo infantile che ispira il suo lavoro di ricerca artistica. In esso propone atmosfere oniriche e suggestive rappresentazioni che, a volte, possono diventare inquietanti e malinconiche. Il colore si fa narrazione e racconta del tempo della mente e della memoria.
Haiku nello zaino
piccole poesie per piccoli poeti
progetto poetico nella scuola
ISBN 978-88-95384-54-2
L’Accademia Città di Palmanova, giovanissima realtà musicale, unita nella “Legatura di Valore” con la Scuola di Musica di Bagnaria Arsa, si pone sul territorio palmarino e del circondario come un’associazione impegnata a diffondere
la cultura della musica nelle sue varie espressioni.
La felice collaborazione con l’associazione Libermente è avvenuta in occasione del progetto Music Education 5° edizione, una serie di spettacoli per i giovanissimi
alunni delle scuole primarie e le loro famiglie, con l’intento di avvicinare al mondo dell’arte. L’obiettivo è quello di condurre i piccoli in questo mondo fantastico dove l’arte si esprime sotto varie forme, musica, canto, poesia, teatro. La proposta Libermente di avvicinare i piccoli al mondo della poesia degli Haiku è stata accolta e sostenuta con entusiasmo dall’Accademia. I giovani artisti hanno espresso le loro idee poetiche durante il concerto del 19 marzo, dedicato a tutti i
papà del mondo. A fare da “tappeto sonoro” un ensemble di bravissimi chitarristi che ne hanno resa molto suggestiva la lettura.
Accademia Città di Palmanova
Incontri in 17 sillabe
Il nostro retaggio scolastico e culturale ci porta normalmente a pensare la poesia come una materia noiosa, un fatto sterile e vecchio da imparare a memoria e relegare poi, nella quotidianità, in un angolino lontano della mente. Mai cosa fu
più sbagliata: la Poesia ci serve, mantiene vivo lo spirito come tutta l'arte e la letteratura, e i bambini che hanno partecipato al laboratorio HAIKU NELLO ZAINO ne hanno dato piena dimostrazione. Ma perché scegliere proprio gli haiku come genere di poesia da far conoscere agli studenti delle elementari? Lo haiku è una forma di poesia tradizionale giapponese, nata nel XVII secolo e composta da una metrica breve: tre versi per un totale di diciassette more, termine
che noi occidentali semplifichiamo in sillabe, seguendo lo schema 5/7/5. Solitamente questo genere di componimento contiene un kigo (å£èªž, letteralmente “parola di stagione”), un riferimento stagionale che lo colloca all'interno di un periodo dell'anno ben preciso e che può essere un animale, una pianta, il meteo... in Giappone esistono manuali interi, i saijiki (æ³æ™‚記), che raccolgono gli indicatori di ogni data stagione (le rondini o i ciliegi a primavera, le cicale e l'afa d'estate, la neve e i cibi caldi d'inverno, e così via) per aiutare gli haijin (廃,
poeti di haiku) ad avere sempre l'idea e l'immagine giusta. Un haiku è inoltre strutturato quasi sempre in modo da contenere il kireji (切れå—, “parola che taglia”), ossia una cesura, rappresentata in italiano da un trattino: si tratta di un ribaltamento concettuale, la sorpresa di due immagini apparentemente slegate che l'occhio del poeta riesce però ad accomunare. L'obiettivo principe di questa forma
poetica è di trasmettere un attimo attraverso le parole nel modo più evocativo e pur oggettivo possibile, in modo da permettere al lettore non tanto di rivivere un'emozione chiaramente scritta, ma il vivere egli stesso una sensazione che il poeta indica ma non esplicita. Tutto questo, unito alle regole della sillabazione metrica che bisogna conoscere
per rientrare nel computo delle 17 sillabe (gli accenti, le conseguenti parole sdrucciole o tronche, le crasi fra vocali...), parrebbe essere qualcosa di complesso per
i nostri bambini di quarta elementare. Eppure in tutto il mondo, ormai, lo haiku si insegna sia nelle scuole sia nei laboratori creativi rivolti a persone con le più
svariate problematiche emotive o sociali: questo perché la sua forma all'apparenza
Sain Gaia Rossella
È con vero piacere che l’Associazione Culturale LiberMente di Palmanova ha partecipato al progetto Music Education 2017, ideato da Accademia Musicale Città di Palmanova.
Il linguaggio poetico è sempre stato oggetto di attenzione da parte di LiberMente che negli ultimi anni ha dedicato molte delle sue iniziative a questa forma letteraria. Abbiamo quindi accolto con interesse la proposta di Accademia
Musicale di svolgere un’attività didattica basata sul accostamento tra musica e poesia e abbiamo dato vita a un laboratorio poetico con gli alunni delle classi quarte della scuola primaria di Palmanova.
È stata un’esperienza estremamente positiva per l’entusiasmo dimostrato dai piccoli poeti, felici di poter esprimere tutta la loro creatività e spontaneità. Pur cimentandosi per la prima volta con il linguaggio poetico degli haiku, non hanno trovato difficoltà a costruire dei versi basati su tecniche specifiche, hanno rispettato le regole della metrica e le tematiche proprie di questa forma letteraria legata all’osservazione della natura. Particolarmente gradito è stato anche abbinare
i propri disegni agli haiku, attività che ha facilitato l’espressività degli alunni e ha consentito loro di estrinsecare emozioni e riflessioni personali. Il progetto, intitolato HAIKU NELLO ZAINO – Piccole poesie per piccoli poeti, è stato curato dalla poetessa Gaia Rossella Sain, esperta di haiku, coadiuvata
da Clara Maggiore e Franca De Nardi, socie di LiberMente. Decisiva la disponibilità della dirigente scolastica e la collaborazione delle insegnanti, che hanno partecipato fattivamente al laboratorio poetico che si è svolto in classe per un totale di sei ore. I testi e i disegni sono stati presentati dagli stessi alunni nella serata del 19 marzo 2017 al teatro “Gustavo Modena” di Palmanova, di fronte a un folto pubblico
che ha apprezzato il lavoro svolto. A completamento del progetto, è stato messo a punto questo opuscolo che
raccoglie quanto prodotto dai piccoli poeti perché rimanga a ricordo tangibile della loro attività e costituisca motivo di soddisfazione per il risultato raggiunto.
Daniela Galeazzi
Presidente dell’A. C. LiberMente