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La valigia del nostromo


La valigia del nostromo

Valter Lauri in copertina fotografia di Renzo Furlano postfazione di Francesco Tomada Collana versi_diversi 15/05/2012 ISBN 9788895384214


Prosastiche, liriche, ironiche e a volte istrioniche, le poesie di Valter Lauri sono caratterizzate da una lingua mutevole e da atmosfere variegate. Come elemento costante, però, emergono esperienze difficili e dolorose, che sembrano in certi momenti placarsi in una serenità precariamente raggiunta, mentre in altri sottolineano un senso profondo e tenace di attaccamento alla vita. Francesco Tomada


Valter Lauri è nato a Firenze il 1° Dicembre del 1944. L’infanzia e parte dell’adolescenza la passa a Livorno. Poi si sposta a Milano. Presta il servizio militare in Marina, a cui seguono quattro anni di navigazione, come marittimo. Si sposa e ha un figlio, Alenis. Dopo il divorzio, ritorna a navigare. E poi camionista e poi in pensione. Ha iniziato a dedicarsi alla poesia tardi. Ha fatto letture in varie serate e festival. È curatore della rassegna “Percorsi Di – Versi”. È impegnato nel volontariato, nel campo della salute mentale.


La Valigia del Nostromo

Ecco la mia valigia

colma di cordami,

di guardapalma,

di aghi che nei mesi

attenueranno lo strappo,

di urla di disperazione

da prua a poppa.

Il nostromo è rozzo,

per definizione,

amaro e spremuto.

Occhi appartati,

capelli grossi di sale,

mani di canapa.

La valigia del nostromo

piange gli errori

ride agli errori.

La valigia del nostromo

trasporta l’onda dell’uomo

senza famiglia,

il vento della voce di mio figlio,

un petto assetato di tornare.

La valigia del nostromo

ha un nome solo quando è a terra,

quando è riposta vuota sull’armadio.


Parco Basaglia 2012

Com’è verde questo Parco Basaglia

ricordato da tutti come luogo nero

i vecchi come un luogo da evitare

dove “ci stanno i matti”

dove non entravano neppure ad essere parenti

dove l’urlo era il canto degli uccelli

che stavano seduti nelle panchine

o in piedi a parlare con Dio

perché loro lo guardavano bene negli occhi Dio

e lo bestemmiavano e lui

li annientava e loro bestemmiavano

ancora con le urla e ancora e ancora

Com’era verde invece quel Parco Basaglia

pieno di fiori bagnati da gocce di pianto.

Io abbraccio gli alberi loro sanno il perché.


Altre Farfalle

Sto aspettando le farfalle

della primavera inoltrata,

mi porteranno via dal petto

le notti dei “perché tanto dolore”

perché ancora qui a vivere?

Sto aspettando le farfalle

colorate dal sole e dal caldo.

Sto aspettando la finta pace con le mie ossa,

per riavere un cammino spedito,

senza affanni, senza prendermi per il culo,

sto remando, piano, ma sto remando

per ritrovare lo sguardo illuminato.

Sto aspettando una farfalla

che mi traghetti nell’umore di prima

che sappia dove portarmi.

Perché neppure io so’ dove andare

per sorridere sdraiandomi.

Sono già stufo del dopo, dell’ora,

ho proprio bisogno dell’amica “serenità”.



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