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La parte arida della pianura

Aggiornamento: 10 feb 2018


La parte arida della pianura

Nino Iacovella in copertina dipinto su tavola di legno dell’artista Claudio Nevyjel postfazione di Francesco Tomada impaginazione e grafica Renzo Furlano collana “100” – 2015 plaquette stampata in 100 esemplari ISBN 978-88-95384-38-2

C’è odore di terra, c’è vastità di pianura in questa manciata di poesie di Nino Iacovella: non è solo per il titolo della raccolta, quanto per un’atmosfera che richiama a sé il bisogno quasi ancestrale di denudare dal superfluo, ritornare alla fonte dei gesti e delle parole, come quando si dimentica qualcosa e per cercarla bisogna percorrere a ritroso la strada fatta. Se si è smarrito il senso del sentimento, del dolore, della fatica, allora di può ritrovarlo partendo da date prossime nel tempo – come quella della morte di Pasolini – per andare indietro verso le radici, fino allo spaesamento dove ogni direzione è ancora possibile, dove ogni scelta diventa percorso e valore da coltivare. Francesco Tomada

Nino Iacovella è nato a Guardiagrele nel ’68. Ha riesordito in poesia con Latitudini delle braccia (deComporre ed., Gaeta, 2013). E tra i fondatori del blog di poesia e resistenza umana “Perigeion”. Vive e lavora a Milano.


Polaroid

(Cronaca nera)

La notte devia il corso delle povere cose

rimaste abbandonate:

un cartello rotto, un tubo di ferro,

sono ora corpi contundenti

accanto a un volto sfigurato

Rimane l’ombra dell’ultima parola

nella slogatura della bocca,

mastica il dolore di quella terra nuda

Poi la prima luce del giorno mostra un corpo duro e solo,

tutto quel rosso che ferisce gli occhi di chi guarda:

la fossa mai terminata, la faccia come un disegno sbagliato,

le fiamme di un’Italia che brucia

2 novembre 1975

Idroscalo di Ostia


da "Prima delle parole"

Il respiro della pianura varcava

i tramonti in bilico, nelle albe rapide

sulla macchia scura dei campi

Lì apparve in lontananza la lunga coda

degli umani,

nomadi in cerca di nuova terra

Avevano il sale tra le labbra, portavano

in spalla le radici

di una pianta chiamata dolore

Con le mani raccolsero il seme della pietra

per nasconderla dietro la schiena

Come sogni, forme nella nebbia,

la prime parole bruciarono il fiato

per chiamare il fuoco

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