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Cossa vustu che te diga

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Cossa vustu che te diga

Autore Giacomo Sandron postfazione di Giovanni Fierro Copertina di Eliano Cucit Traduzioni Sandron Giacomo Collana Versi_diversi 05/2010 lingue Italiano/veneto ISBN 9788895384146


Queste poesie di Giacomo Sandron sono un canto d’amore. Completo. Anche di ruvidezze, spasmi, arrabbiature. Momenti vividi e brillanti, dove Portogruaro, la sua terra, è il cuore pulsante. Di una vertigine e di un presente. Intenso. Con il vino e il treno, per non arrivare mai puntuali. Per arrivare sempre al momento giusto. Giovanni Fierro

Giacomo Sandron è nato verso la fine dell’estate del 1979. Ha studiato Filosofia a Trieste. E’ membro dell’Associazione Culturale Porto dei Benandanti, con cui partecipa all’organizzazione di Notturni di_Versi – piccolo festival della poesia e delle arti notturne che si tiene a Portogruaro (Ve) verso la fine di Luglio. Negli ultimi anni ha partecipato a numerosi reading, performance e slam poetry. Sulla carta ha pubblicato tre poesie e un raccontino. Alcuni suoi testi sono presenti sui siti radiosilenzio.it e absolutepoetry.org. Fa parte della redazione del blog di poesia AbsoluteVille che a breve sbarcherà sul web.


Cossa vustu che te diga, Portogruaro

tera marsa, mi te amo

che vol dir che te me fa morir

che a forsa de dai e dai sul liston

me son frugà i pie, ‘l cuor e ‘l sarvel

a spetar che vignisse su

‘na robuta quaunque da ti

tera marsa, desmentagada

che no la serve se no par pianser.

Te mancarà le man de me nona

i so grosi dei come gropi e duri

che te li ficava drento in senocioni

su la cuiera, col soriso tai oci,

te mancarà i so fondi de cafè

e le scorse dei ovi che te mis-ciava

tuto ‘l pastrocio che a faseva

par farte pì grassa e pì bea...


Cosa posso dirti, Portogruaro

povera terra, io ti amo

che vuol dire che mi fai star male

che a forza di attraversarti la piazza

mi si son consumati i piedi, il cuore e il cervello

aspettando che germogliasse

una piccola cosa qualunque da te

povera terra dimenticata

che non servi a nulla se non a disperarti.

Ti mancheranno le mani di mia nonna

le sue dite dure, grosse come nodi

che ti affondava dentro in ginocchio

nell'orto, col sorriso negli occhi,

ti mancheranno tutti i fondi di caffè

e i gusci di uovo con cui ti impastava

il pastrocchio che combinava

per farti più bella e feconda...

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