È così anche il nostro stare qui
Piero Simon Ostan in copertina opera di Maria Grazia Collini, “Genesi”, 2011 postfazione di Francesco Tomada impaginazione e grafica Renzo Furlano Collana “100” – 2015 plaquette stampata in 100 esemplari ISBN 978-88-95384-37-5
È così anche il nostro stare qui: in queste parole c’è molto più di un titolo, sembra piuttosto un proposito che Piero Simon Ostan formula verso se stesso – prima di tutto – e poi verso quelli a cui vuole bene. Così è il suo mondo, dunque, un mondo vive in una quotidianità di alti e bassi, di paura delle burrasche improvvise e di tensione verso una dimensione più libera, dove sperimentare la consistenza delle nuvole. Ma anche la leggerezza è una conquista che ciascuno deve raggiungere indossando con coraggio il proprio volto e il proprio nome, quel nome che altri ci hanno donato e a cui ci spetta di dare un significato, quel nome che come gesto di affetto scegliamo per i figli nel momento in cui gli auguriamo che la vita possa crescere dentro di loro. Francesco Tomada
Piero Simon Ostan è nato nel 1979 a Portogruaro, dove vive. Ha pubblicato Il salto del salvavita, Campanotto, 2006. Ha collaborato all’organizzazione della Festa di Poesia di Pordenone e con Pordenonelegge. Nel 2011 pubblica Pieghevole per pendolare precario per Le Voci della Luna con prefazione di Gian Mario Villalta, sempre nel 2011 vince il premio Cetonaverde. Fa parte dell’Associazione Culturale Porto dei Benandanti di Portogruaro con la quale organizza il festival di poesia Notturni Di Versi e il Premio Teglio Poesia.
È COSÌ ANCHE IL NOSTRO STARE QUI
giardino
L’erba come prato inglese fitta e ben tosata
la nostra ci accontentiamo non sia troppo gialla
alle erbacce rassegnati e i calcinacci che affiorano
spesso i buchi da coprire.
come eden difettoso
è il nostro giardino e non sarà
di nessun altro
È così anche il nostro stare qui,
gli squarci e le spaccature
provano chi siamo.
tra i denti resta salda
Cinque minuti stavano i poeti sul palco
duravano tre o quattro poesie.
Siamo venuti a trecentocinquanta
chilometri a sentirli scandire i versi.
Segnavo i nomi, i titoli dei libri e mi fissavo
sul prato o sul muro marrone del castello.
Toccandoti col gomito sapevi ti avrei chiesto
conferma della bravura di quello di turno.
Dopo la mia solita spiegazione
da addetto ai lavori mi hai fatto notare
di avere una cosa tra i denti.
Sono un aquilone con te che hai il filo stretto
tra le mani, decidi l’altezza valutando il vento
mi tieni in alto fino al confine del taglio
poi mi riporti giù poco prima della vertigine.
La poesia tra noi è la cosa infilata
tra i denti aggrappata, resta salda
serve a me e a te.
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