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Il verso sospeso

raccolta poetica di

Azzurra D’Agostino, Rok Alboje, Roberto Cescon e Claudio Grisancich

prefazione di Francesco Tomada

traduzioni Michele Obit

copertina di Renzo Furlano

testi italiano, sloveno, triestino

ISBN 978-88-95384-30-6

Collana versi_diversi

 

Se in Italia si stampano troppi libri di poesia, se è presente in

commercio un grande numero di antologie, se diversi dei testi degli

autori qui proposti sono già editi, la prima cosa che viene da

chiedersi è il significato de Il verso sospeso, il lavoro che tenete fra

le mani.

Allora è bene specificare che questo non è propriamente né un libro

di poesia, né una piccola antologia, quanto la fotografia di un

momento a suo modo unico e irripetibile.

Giunto quest’anno alla sua sesta edizione, il Festival internazionale

di Poesia&Musica “Acque di acqua” ha come intento fondamentale

quello di costruire confronti, situazioni, contatti; per questo va alla

ricerca di luoghi che possano essere adatti all’ascolto e che non

sempre sono quelli dove è abituale ascoltare la poesia e la musica.

Allo stesso modo i poeti e i musicisti, ai quali deve andare il primo

ringraziamento per la loro straordinaria disponibilità, sono in

costante ricerca di un rapporto diretto con il pubblico e con gli altri

artisti, in modo tale da costruire degli eventi che siano qualcosa di

diverso dalla somma algebrica dei contributi dei singoli, e dunque

possano diventare, appunto, dei momenti unici e irripetibili.

In questo senso la serata in cui il Festival “Acque di acqua” viene

ospitato alla Stazione di Topolò si è rivelata sempre una delle più

emozionanti e preziose.

Merito sicuramente degli organizzatori della Stazione, altro

progetto splendido di condivisione e costruzione di un percorso

artistico e umano (lì dove apparentemente non esistono possibilità

di espressione l’unica cosa da fare è crearle nel corso del tempo);

merito del fascino di questa borgata a ridosso del confine, che ogni

anno nel periodo estivo si popola di una umanità variegata ed

entusiasta; merito dei poeti e dei musicisti che di volta in volta sono

stati capaci di andare oltre alla recita della propria parte, ma hanno

saputo – con una umiltà di intenti che è dote rara – partecipare alla

definizione di una atmosfera che da singolare diventa plurale; merito

infine di un pubblico non solo attento, ma realmente aperto

all’ascolto.

Quest’anno il compito di rinnovare la magia delle Voci dalla Sala

d’Aspetto è affidato, assieme ai musicisti allievi dell’ultimo anno del

Liceo Musicale C. Percoto di Udine, a quattro autori diversi per

provenienza geografica, modalità espressive e tematiche.

Azzurra D’Agostino sa tracciare traiettorie nel tempo, riannodare

quei fili che così spesso rischiamo di perdere, cucire passato e

presente in modo tale da fare spazio alle nostre radici; Rok Alboje

utilizza una lingua rarefatta attraverso cui riesce a disegnare una

realtà sospesa che sembra allargare i confini dello spazio; Roberto

Cescon osserva il quotidiano con lo sguardo attento e sincero di chi

è in grado di tradurre nelle proprie parole ciò che spesso rimane non

detto; Claudio Grisancich rappresenta una triestinità che non è solo

nell’uso del dialetto, ma nella capacità di raccontare la città giuliana

come probabilmente nessun altro ha saputo fare negli ultimi decenni.

Tutti quanti, però, sono accomunati dalla profondità della loro

scrittura e prima della scrittura stessa dalla profondità umana, dalla

ricerca di spiritualità anche lì dove essa non è evidente, dal tendere

le mani verso gli altri in questo tempo in cui siamo “a nessuno

contemporanei”, rubando un’espressione di Azzurra D’Agostino.

Ciascuno di essi porta il suo dono, ciascuno di essi porta se stesso in

dono.

Allora piace pensare che questo che tenete tra le mani non sia semplicemente

un libro, ma il tentativo di fermare almeno una parte di

quella magia, di distribuirla in modo che possa essere portata con

sé, ritrovata quando se ne ha più bisogno.

 

Ma può una poesia sul merlo

Sostituire il canto del merlo?

Può?

Ne dubito.

Izet Sarajlić, 1967

 

Come una fotografia non esprime l’atmosfera del momento in cui

è stata scattata, o un disco dal vivo non può riprodurre l’emozione

del concerto, nemmeno questo piccolo-grande volume è in grado di

contenere tutto ciò che si vive sulla piazzetta in pendenza fra la

viuzze di Topolò. Qualcosa va perduto, inevitabilmente, qualcosa va

portato dentro di sé e nessun libro sarà in grado di sostituire il

necessario processo di interiorizzazione. Però la possibilità di

ritrovare questi poeti anche a distanza di tempo ed in luoghi diversi

apre nuove possibilità, in particolare quelle legate alla lettura della

poesia, che è un momento molto diverso, sicuramente più intimo e

personale, dell’ascolto della poesia: i versi hanno bisogno di chi li

legge tanto quanto di chi li scrive, nascono dall’autore ma poi se ne

staccano, vivono in chi ne assorbe le parole come se fossero proprie.

Ecco, l’ascolto della poesia è unico e irripetibile perché anche la

voce, la gestualità, lo sguardo del poeta sanno raccontare, ma per

entrare nella poesia c’è invece bisogno di distensione e di solitudine.

Se Il verso sospeso potrà aiutare i testi di Azzurra D’Agostino, Rok

Alboje, Roberto Cescon e Claudio Grisancich a diventare i testi di

tutti, allora vorrà dire che ha raggiunto il suo scopo, che è

probabilmente lo scopo della poesia stessa: farsi atto di coraggio,

testimonianza e eredità lasciata nelle mani e nell’anima di chi la

rende propria.

Francesco Tomada

 

Azzurra D’Agostino (Porretta Terme) ha pubblicato le raccolte poetiche

D’in nci’un là (I Quaderni del Battello Ebbro, 2003), Con ordine (Lietocolle,

2005); D’aria sottile (Transeuropa, 2011). Suoi racconti e interventi

critici sono stati pubblicati su varie riviste e antologie (tra cui “Nuovi Argomenti”

vol. 51 – Mondadori, “Almanacco dello specchio 2009” – Mondadori,

“Bloggirls” – Mondadori, “Best off 2006” – minimum fax e “In un

gorgo di fedeltà”, dialoghi con venti poeti italiani- Il ponte del sale).Žamet

v glasu se dela

 

Rok Alboje vive a Tolmino, in Slovenia. È poeta, pittore ed attore.

Attraverso l’energia, l’ispirazione e la creazione artistica si propone come

persona spontanea, che con intuizione domina il mondo attorno a sé. Ama

la libertà, per la quale è pronto a dare tutto, anche ciò che non ha.

 

Claudio Grisancich (1939) vive a Trieste; ha pubblicato una ventine di

titoli fra raccolte di poesie e plaquettes; da ricordare: Noi vegnaremo, Lo

zibaldone (di Anita Pittoni), Trieste,1966; Crature del pianzer crature del

rider, ed.”e”, Trieste, 1989; 9 poesie scritte a Trieste, Boetti & C., Mondovì,

1992; Scarpe zale e altre cose, La barca di Babele, Meduno, 2000; Bora

zeleste, MGS Press, Trieste 2000; Poesie-Antologia 1957/2004, ed.Marietti1820,

Milano, 2003; Inventario, Il Ramo d’Oro, Trieste, 2004; Su la

strada de casa-Domov grede (antologia con trad. in lingua slovena di

Marko kravos), ed.zTT EST, Trieste, 2009; Per Anita (Un baseto de cuor

‘Ste pice parole voio dirte stasera), Hammerle Editori in Trieste, 2012;

Album, Hammerle Editori, Trieste, 2013; 99 Haiku metropolitani; fuorilinea,

Monterondo (RM), 2013. Autore di testi teatrali, fra i quali (tutti rappresentati

dal Teatro Stabile La Contrada, Trieste): A casa tra un poco

Febbraio 1902, i fuochisti del Lloyd (in collaborazione con Roberto Damiani);

Un baseto de cuor; Alida Valli che nel Quaranta iera putela; Il compagno

di viaggio, Storia uno, forse due e tre; Lorenzo Da Ponte a Nova

Jorca; ‘Ste pice parole voio dirte stasera; Io, Anton ÄŒechov. Con Roberto

Damiani ha ordinato le antologie Poesia dialettale triestina (1975) e l’aggiornamento

La poesia in dialetto a Trieste (1989). Poeta in dialetto,

scrive e pubblica su riviste anche poesie e racconti in italiano; collabora

con la RAI (originali e sceneggiati radiofonici, speciali televisivi).Sue poesie,

in numerose antologie (anche scolastiche), sono tradotte in ungherese,

sloveno, inglese, francese e tedesco. Nel 2011, per la LINT-Editoriale, è

uscita la raccolta Conchiglie-sessant’anni di poesia (1951-2011) (1°Premio

Biagio Marin, 2011; 1°Premio Giovanni Pascoli, 2012).

 

Roberto Cescon è nato nel 1978 a Pordenone, dove vive e insegna.

Ha pubblicato Vicinolontano (Campanotto, 2000), il saggio Il polittico della

memoria. Aspetti macrotestuali sulla poesia di Franco Buffoni (Pieraldo,

2005) e due libri di poesia: La gravità della soglia (Samuele Editore, 2010)

e La direzione delle cose (Ladolfi, 2014). Collabora con il festival letterario

pordenonelegge.it. È tra i giurati del Premio Teglio poesia, del Premio Rimini

e del premio Castello di Villalta Poesia. È redattore della rivista Atelier.

Cura il blog ipoetisonovivi.com. Il suo blog è robertocescon.com.

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